Esplorare il Mondo di Sotto è probabilmente l'attività più affascinante da praticare in montagna, sebbene essa richieda senza dubbio un notevole impegno in termini di tempo, organizzazione, pazienza e determinazione. Tempo e organizzazione per la necessità di parecchio lavoro a monte, per preparare bene la spedizione curandone ogni minimo dettaglio. Pazienza perché capiterà spesso di prendere grosse batoste (grotte senza la prosecuzione sperata, battute esterne estenuanti e infruttuose, ecc.) e perché per ottenere certi risultati può volerci del tempo. Determinazione perché... bisogna sempre crederci!!
Parte prima: SCELTA DI UN'AREA CARSICA
Il primo passo è ovviamente decidere dove concentrare le ricerche. La scelta viene effettuata considerando motivazioni geologiche favorevoli (sebbene si possano trovare veri e propri abissi anche in zone sulla carta non ideali da questo punto di vista), studiando le carte dell'Istituto Geografico Militare, le locali Carte Tecniche Regionali, le ortofotocarte e le carte geologiche.
Le carte IGM riportano a volte toponimi interessanti e/o localizzazioni di grotte, da andare a verificare.
Spesso le grotte della zona di interesse sono già state registrate presso il Catasto Speleologico della regione in cui si trovano: in tal caso è importante utilizzare il materiale a disposizione per andare a rivisitare questi ingressi, approfittando dell'occasione per aggiornare la documentazione condivisa presso il Catasto. "Farsi una cultura" della zona oggetto di esplorazione è importantissimo, senza considerare che si potrebbero scoprire prosecuzioni insondate dove altri non hanno visto oppure hanno rinunciato per insufficienza di mezzi, di persone o di tecnologia.
Un'attenta ricerca bibliografica da condurre su riviste specializzate, pubblicazioni monografiche o singole relazioni di attività passata può fornire altre preziose informazioni.
Parte seconda: BATTUTE ESTERNE
Fatta questa scelta preliminare si andrà a indagare sul campo.
Gli abitanti locali sono una fonte di informazioni preziosissima, in particolare i frequentatori della montagna (pastori, boscaioli, ecc.) e i più anziani. Tuttavia non sempre basta intervistare la popolazione del posto: a volte l'ingresso di un vero e proprio abisso può celarsi dietro alle sembianze di un foro di piccole dimensioni, tale da non essere notato o ricordato.
Spesso le informazioni raccolte non risultano precise o di facile interpretazione: in questo caso è auspicabile farsi accompagnare sul posto, se possibile. Le stesse possono essere perfino "gonfiate" come risultato di leggende o credenze locali: buchi del diavolo, galli buttati in pozzi senza fondo e ricomparsi a chilometri di distanza spelacchiati a dovere dal demonio in persona, tesori di briganti, telai d'oro e via con la fantasia...
Possono ora cominciare le ricognizioni: esse vanno effettuate portando con sé un GPS e un altimetro (la quota fornita dal GPS infatti non corrisponde con quella effettiva, a meno che non lo si tenga costantemente acceso dal punto dove il suo altimetro interno viene tarato), nonché una macchina fotografica, l'attrezzatura da rilievo, un casco e uno spezzone di corda. Il periodo ideale per le battute è l'inverno, quando le foglie sono ormai cadute o, in certe occasioni, quando la neve ricopre tutto tranne gli ingressi delle grotte soffianti. Importante è in questo caso l'organizzazione, per riuscire a ottimizzare la battuta in aree più vaste.
Parte terza: INDIVIDUARE LA GROTTA GIUSTA
Per quanto ci possano essere zone preferenziali in cui trovare grotte (pareti, doline ecc.), la scoperta di un ingresso può avvenire per caso. Esso può essere ritenuto interessante o meno: a stabilirlo è, nel 90% dei casi, il test dell'aria. Si tratta di una verifica da effettuarsi con sigarette o incensi (preferibili questi ultimi perché hanno un fumo più leggero e sono indicatori migliori delle prime), controllando se il loro fumo venga spostato o meno da correnti d'aria interne. Se in estate il fumo viene esclusivamente aspirato verso l'interno, allora si dice che ci troviamo di fronte a una grotta con più aperture di cui questo è un ingresso meteoalto; se invece esso viene esclusivamente soffiato verso l'osservatore si parla allora di ingresso meteobasso; in inverno la situazione si inverte. Per "estate" e "inverno" intendiamo condizioni in cui la temperatura esterna sia rispettivamente superiore e inferiore alla temperatura media della grotta, corrispondente a sua volta (a meno di anomalie locali) alla temperatura media esterna della zona in cui essa si apre. Se la grotta ha un solo ingresso, in estate osserveremo che l'aria viene contemporaneamente aspirata nella parte altimetricamente più alta dell'ingresso e soffiata in quella più bassa; viceversa in inverno. Queste regole valgono in generale: l'influenza di altri fattori quali quota, presenza di ghiaccio ecc. può però confutarle. La meteorologia ipogea spesso guiderà le nostre ricerche anche all'interno della grotta.
Parte quarta: L'ESPLORAZIONE
Individuata una grotta interessante, inizia finalmente la sua esplorazione. Stiamo per vivere belle sensazioni: siamo i primi a entrare in un luogo dove mai nessuno ha messo piede prima di noi e dove il buio ha sempre dominato incontrastato.
La grotta andrà esplorata in tutte le sue parti: gallerie, sale, pozzi, camini, meandri, strettoie, sifoni (passaggi completamente sommersi dall'acqua), a cui spesso sono assegnati i nomi più disparati scaturiti dalla fantasia del gruppo esplorativo, dall'euforia del momento e dalle situazioni in cui ci si viene a trovare.
La precedenza andrà data alle condotte dove c'è più circolazione d'aria, ma non è detto che proprio esse siano le più comode per il passaggio delle persone: spesso può accadere che la corrente d'aria provenga da strette fessure ma a breve distanza vi sia un by-pass più facilmente accessibile.
Durante la prima esplorazione di un pozzo occorrerà prestare la massima attenzione alla sua pulizia da massi in bilico e altri potenziali pericoli di questo genere. È necessario considerare tutte le finestre laterali che vi si possono aprire.
Bisogna inoltre ricordarsi di dare sempre un'occhiata sopra le proprie teste: a volte la prosecuzione della grotta può celarsi in un camino.
I meandri e le strettoie troppo stretti possono essere allargati del necessario a permettere il passaggio di una persona.
I sifoni andranno svuotati se possibile, oppure superati con tecniche speleosubacquee.
Da quanto è possibile evincere da questa breve panoramica, esplorare il sottosuolo è un'attività dai molteplici aspetti, ognuno dei quali è costituito da tecniche particolari che andranno affinate con l'esperienza...
Parte quinta: LA DOCUMENTAZIONE
Parallelamente alle esplorazioni è importante documentare quel che si fa, con rilievi topografici, foto e quant'altro.
Eseguire un rilievo è un'attività assolutamente necessaria al fine di indirizzare le esplorazioni e le ricerche: avere tra le mani la topografia di una grotta significa disporre di uno strumento utilissimo per interpretare il suo andamento, raffrontato con la tettonica, con la morfologia esterna o con quella di cavità vicine, al fine di realizzare giunzioni ipogee.
Ogni esplorazione andrà poi corredata da foto ed eventuali riprese video. Tutto il materiale viene condiviso con il Catasto Speleologico regionale e può essere pubblicato (a discrezione degli esploratori) su riviste specializzate, libri o più semplicemente in rete.
Parte prima: SCELTA DI UN'AREA CARSICA
Il primo passo è ovviamente decidere dove concentrare le ricerche. La scelta viene effettuata considerando motivazioni geologiche favorevoli (sebbene si possano trovare veri e propri abissi anche in zone sulla carta non ideali da questo punto di vista), studiando le carte dell'Istituto Geografico Militare, le locali Carte Tecniche Regionali, le ortofotocarte e le carte geologiche.
Le carte IGM riportano a volte toponimi interessanti e/o localizzazioni di grotte, da andare a verificare.
Spesso le grotte della zona di interesse sono già state registrate presso il Catasto Speleologico della regione in cui si trovano: in tal caso è importante utilizzare il materiale a disposizione per andare a rivisitare questi ingressi, approfittando dell'occasione per aggiornare la documentazione condivisa presso il Catasto. "Farsi una cultura" della zona oggetto di esplorazione è importantissimo, senza considerare che si potrebbero scoprire prosecuzioni insondate dove altri non hanno visto oppure hanno rinunciato per insufficienza di mezzi, di persone o di tecnologia.
Un'attenta ricerca bibliografica da condurre su riviste specializzate, pubblicazioni monografiche o singole relazioni di attività passata può fornire altre preziose informazioni.
Parte seconda: BATTUTE ESTERNE
Fatta questa scelta preliminare si andrà a indagare sul campo.
Gli abitanti locali sono una fonte di informazioni preziosissima, in particolare i frequentatori della montagna (pastori, boscaioli, ecc.) e i più anziani. Tuttavia non sempre basta intervistare la popolazione del posto: a volte l'ingresso di un vero e proprio abisso può celarsi dietro alle sembianze di un foro di piccole dimensioni, tale da non essere notato o ricordato.
Spesso le informazioni raccolte non risultano precise o di facile interpretazione: in questo caso è auspicabile farsi accompagnare sul posto, se possibile. Le stesse possono essere perfino "gonfiate" come risultato di leggende o credenze locali: buchi del diavolo, galli buttati in pozzi senza fondo e ricomparsi a chilometri di distanza spelacchiati a dovere dal demonio in persona, tesori di briganti, telai d'oro e via con la fantasia...
Possono ora cominciare le ricognizioni: esse vanno effettuate portando con sé un GPS e un altimetro (la quota fornita dal GPS infatti non corrisponde con quella effettiva, a meno che non lo si tenga costantemente acceso dal punto dove il suo altimetro interno viene tarato), nonché una macchina fotografica, l'attrezzatura da rilievo, un casco e uno spezzone di corda. Il periodo ideale per le battute è l'inverno, quando le foglie sono ormai cadute o, in certe occasioni, quando la neve ricopre tutto tranne gli ingressi delle grotte soffianti. Importante è in questo caso l'organizzazione, per riuscire a ottimizzare la battuta in aree più vaste.
Parte terza: INDIVIDUARE LA GROTTA GIUSTA
Per quanto ci possano essere zone preferenziali in cui trovare grotte (pareti, doline ecc.), la scoperta di un ingresso può avvenire per caso. Esso può essere ritenuto interessante o meno: a stabilirlo è, nel 90% dei casi, il test dell'aria. Si tratta di una verifica da effettuarsi con sigarette o incensi (preferibili questi ultimi perché hanno un fumo più leggero e sono indicatori migliori delle prime), controllando se il loro fumo venga spostato o meno da correnti d'aria interne. Se in estate il fumo viene esclusivamente aspirato verso l'interno, allora si dice che ci troviamo di fronte a una grotta con più aperture di cui questo è un ingresso meteoalto; se invece esso viene esclusivamente soffiato verso l'osservatore si parla allora di ingresso meteobasso; in inverno la situazione si inverte. Per "estate" e "inverno" intendiamo condizioni in cui la temperatura esterna sia rispettivamente superiore e inferiore alla temperatura media della grotta, corrispondente a sua volta (a meno di anomalie locali) alla temperatura media esterna della zona in cui essa si apre. Se la grotta ha un solo ingresso, in estate osserveremo che l'aria viene contemporaneamente aspirata nella parte altimetricamente più alta dell'ingresso e soffiata in quella più bassa; viceversa in inverno. Queste regole valgono in generale: l'influenza di altri fattori quali quota, presenza di ghiaccio ecc. può però confutarle. La meteorologia ipogea spesso guiderà le nostre ricerche anche all'interno della grotta.
Parte quarta: L'ESPLORAZIONE
Individuata una grotta interessante, inizia finalmente la sua esplorazione. Stiamo per vivere belle sensazioni: siamo i primi a entrare in un luogo dove mai nessuno ha messo piede prima di noi e dove il buio ha sempre dominato incontrastato.
La grotta andrà esplorata in tutte le sue parti: gallerie, sale, pozzi, camini, meandri, strettoie, sifoni (passaggi completamente sommersi dall'acqua), a cui spesso sono assegnati i nomi più disparati scaturiti dalla fantasia del gruppo esplorativo, dall'euforia del momento e dalle situazioni in cui ci si viene a trovare.
La precedenza andrà data alle condotte dove c'è più circolazione d'aria, ma non è detto che proprio esse siano le più comode per il passaggio delle persone: spesso può accadere che la corrente d'aria provenga da strette fessure ma a breve distanza vi sia un by-pass più facilmente accessibile.
Durante la prima esplorazione di un pozzo occorrerà prestare la massima attenzione alla sua pulizia da massi in bilico e altri potenziali pericoli di questo genere. È necessario considerare tutte le finestre laterali che vi si possono aprire.
Bisogna inoltre ricordarsi di dare sempre un'occhiata sopra le proprie teste: a volte la prosecuzione della grotta può celarsi in un camino.
I meandri e le strettoie troppo stretti possono essere allargati del necessario a permettere il passaggio di una persona.
I sifoni andranno svuotati se possibile, oppure superati con tecniche speleosubacquee.
Da quanto è possibile evincere da questa breve panoramica, esplorare il sottosuolo è un'attività dai molteplici aspetti, ognuno dei quali è costituito da tecniche particolari che andranno affinate con l'esperienza...
Parte quinta: LA DOCUMENTAZIONE
Parallelamente alle esplorazioni è importante documentare quel che si fa, con rilievi topografici, foto e quant'altro.
Eseguire un rilievo è un'attività assolutamente necessaria al fine di indirizzare le esplorazioni e le ricerche: avere tra le mani la topografia di una grotta significa disporre di uno strumento utilissimo per interpretare il suo andamento, raffrontato con la tettonica, con la morfologia esterna o con quella di cavità vicine, al fine di realizzare giunzioni ipogee.
Ogni esplorazione andrà poi corredata da foto ed eventuali riprese video. Tutto il materiale viene condiviso con il Catasto Speleologico regionale e può essere pubblicato (a discrezione degli esploratori) su riviste specializzate, libri o più semplicemente in rete.
...SPERIAMO DI AVERE STIMOLATO LA CURIOSITÀ DI QUALCUNO...
(un più dettagliato contributo su modalità e metodi di ricerca speleologica è disponibile in:
BONCI Andrea, 2015. Grotte dimenticate. Atti del I Convegno Regionale di Speleologia "Speleus 2012", Urbino, pp. 33-38)
BONCI Andrea, 2015. Grotte dimenticate. Atti del I Convegno Regionale di Speleologia "Speleus 2012", Urbino, pp. 33-38)
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