... dall'ultima volta su queste pagine, fino al 23 aprile 2016, giorno della rinascita di questo piccolo blog.
Beh, iniziando dalle più banali: mi sono laureato, ho iniziato a lavorare. E fin qui tutto regolare, per fortuna...
A fine marzo sono definitivamente uscito dal Club Alpino Italiano. Una decisione importante, valutata a lungo e che non contempla il ripensamento.
Mi avevano iscritto da bambino, nel gennaio 1997. Ultima tessera della gestione Carletti, allo scadere dell'assemblea che avrebbe eletto un nuovo presidente. Là dentro, nella storica sede che ora non è più, negli scantinati del Palazzo Magagnini, ci sono cresciuto: prima nell'Alpinismo Giovanile e nella Commissione Escursionistica (con sprazzi nel (ri)costituendo Gruppo Roccia), poi dal 2006 nel Gruppo Speleologico. Mi sono dato da fare per 10 anni per tentare di rianimare e di mantenere a galla quello storico gruppo, nonostante le burrasche che lo travolgevano da anni e che per anni avrebbero ahimè continuato a scombussolarlo. Facendo rispettare le regole nell'utilizzo dei materiali di gruppo, aprendo siti e liste/forum di discussione interna, promuovendo assemblee e riunioni mensili per redigere programmi condivisi da tutti i soci, recuperando e trascrivendo la memoria storica -i cosiddetti Annales- che ora qualcun altro si vanta di "condividere in rete con il mondo" pur avendoli sempre denigrati e trascurati finora, ecc...
Ho sempre accolto di buon grado tutti coloro che volessero entrarne a far parte, e forse questo alla lunga è stato il più grosso errore. Non fare un minimo di selezione tra le tipologie di persone, nel mondo della Speleologia, può essere pericoloso: scarsa sensibilità e scarso rispetto per gli altri possono ledere alla salute dei gruppi così come (soprattutto) delle grotte stesse. Sono sempre stato un integralista e ho sempre espresso le mie opinioni "estreme" in merito a tipologie di attività e tutela delle grotte. Forse questo dava fastidio, ma d'altra parte ho sempre rispettato il prossimo e la sua fantomatica libertà di agire. Il viceversa, da alcuni anni, è sempre mancato. Nonostante la già citata piena disponibilità ad "accogliere in casa" chiunque, invidie e sotterfugi iniziavano a prendere forma, i tentativi di privare il magazzino dei materiali del suo significato erano sempre più frequenti, fin quando non si è sfociati in aperta battaglia con un solo obiettivo: tentare di eliminare il sottoscritto.
La Sezione, dal canto suo, non ha dimostrato particolare interesse a cercare di risolvere le questioni. Avrei voluto e avevo ben iniziato a darmi da fare per ricominciare a svolgere Corsi di Introduzione alla Speleologia omologati CAI e non dei miseri "non-corsi" approvati (seppur a mezza bocca) così, tanto per fare cassa. La formula delle "giornate di avvicinamento alla speleologia" riempiva le bocche e rendeva banale ciò che per decenni il CAI Centrale aveva "inspiegabilmente" reso così complicato: perché perdere anni a costituire una Scuola sezionale di Speleologia quando si poteva benissimo aggirare l'ostacolo inventandosi istruttori?? E proprio questo era (ed è) il punto: INVENTANDOSI. Persone che a malapena sapevano badare a sé stesse nel mondo ipogeo pretendevano di poter insegnare ai neofiti ciò che esse stesse avevano ancora bisogno di imparare. L'assurdo nell'assurdo. Ipocrisia pura. Un'insensata perdita di tempo (e alla lunga, di immagine). Per cercare di cambiare rotta, io e mia sorella ci eravamo dati da fare e avevamo conseguito il titolo di Istruttore Sezionale di Speleologia; l'estate scorsa avevo partecipato perfino al 20° Corso Propedeutico Abilitante all'Esame di Istruttore di Speleologia CAI, mancava solo l'ultimo passo che avrei compiuto questa estate. Tutto questo dopo aver "perso" tanto del mio tempo e quello di chi più mi sta ed è sempre stato vicino per imparare -senza purtroppo insegnanti, visto che non ne avevamo- tutte le tecniche e le manovre richieste a tali esami.
Quel che è prevalso è che nella nostra (... ora non più!) Sezione CAI non ci sono regole, una forma distorta di anarchia o meglio quel che chi non è un anarchico crede sia l'Anarchia, e non è un bel messaggio. La completa ipocrisia e le offese gratuite da parte di persone false e arriviste pervadevano ogni serata. Le riunioni venivano studiate a tavolino, sembrava di essere al teatro dove ogni attore aveva la sua parte e i suoi tempi, a volte ho avuto pure la sensazione che ci si desse il La l'uno con l'altro. Da parte mia avrei pure convissuto tranquillamente con tali individui ("non ragioniam di lor, ma guarda e passa") perché penso che non siamo tutti uguali e che la cosa più importante sia il rispetto, ma dall'altra parte della barricata la si vedeva diversamente. Una sera a fine giugno 2015, tra ingiurie varie verso il sito web da me realizzato (... fantastico l'attuale!!...) e tanto altro mi è stato intimato di andarmene, così, giusto perché la mia presenza dava fastidio. Ostracismo vero e proprio. Alla lunga questo mi ha fatto molto male: sentire parole del genere proferite da persone che se non avessi invitato a iscriversi e a fare attività con il CAI probabilmente non gli sarebbe passato nemmeno dall'anticamera del cervello. Si chiama gratitudine, penso. Vedere il Consiglio Direttivo -di cui facevo parte da tre anni- insensibile a queste problematiche, nonostante se ne parlasse, ha fatto il resto. Un Direttivo che dimostrava anche di non essere minimamente interessato ad avere Istruttori di Speleologia in Sezione, visto che a ben tre richieste (una verbale e due, come consigliato, scritte, la seconda delle quali a tutti i tre indirizzi e-mail sezionali) di rimborso spese per la partecipazione al Corso Propedeutico e al successivo Esame - tali risarcimenti sono costantemente percepiti ogni anno da altre categorie di istruttori e accompagnatori, anche di gruppi palesemente falliti - non ho avuto l'onore di ricevere il benché minimo cenno di risposta. La logica conseguenza appariva essere un vero e proprio auto-esilio, volontario e forzato allo stesso tempo. E la Damnatio Memoriae nei miei confronti, da parte di chi è restato.
Il dispiacere è molto, uno dei più forti mai provati: un'altra parte di me che se ne va inesorabilmente, come tante in questi ultimi anni.
D'altra parte, però, sento di star meglio.
Si va avanti.
Bisogna!
Beh, iniziando dalle più banali: mi sono laureato, ho iniziato a lavorare. E fin qui tutto regolare, per fortuna...
A fine marzo sono definitivamente uscito dal Club Alpino Italiano. Una decisione importante, valutata a lungo e che non contempla il ripensamento.
Mi avevano iscritto da bambino, nel gennaio 1997. Ultima tessera della gestione Carletti, allo scadere dell'assemblea che avrebbe eletto un nuovo presidente. Là dentro, nella storica sede che ora non è più, negli scantinati del Palazzo Magagnini, ci sono cresciuto: prima nell'Alpinismo Giovanile e nella Commissione Escursionistica (con sprazzi nel (ri)costituendo Gruppo Roccia), poi dal 2006 nel Gruppo Speleologico. Mi sono dato da fare per 10 anni per tentare di rianimare e di mantenere a galla quello storico gruppo, nonostante le burrasche che lo travolgevano da anni e che per anni avrebbero ahimè continuato a scombussolarlo. Facendo rispettare le regole nell'utilizzo dei materiali di gruppo, aprendo siti e liste/forum di discussione interna, promuovendo assemblee e riunioni mensili per redigere programmi condivisi da tutti i soci, recuperando e trascrivendo la memoria storica -i cosiddetti Annales- che ora qualcun altro si vanta di "condividere in rete con il mondo" pur avendoli sempre denigrati e trascurati finora, ecc...
Ho sempre accolto di buon grado tutti coloro che volessero entrarne a far parte, e forse questo alla lunga è stato il più grosso errore. Non fare un minimo di selezione tra le tipologie di persone, nel mondo della Speleologia, può essere pericoloso: scarsa sensibilità e scarso rispetto per gli altri possono ledere alla salute dei gruppi così come (soprattutto) delle grotte stesse. Sono sempre stato un integralista e ho sempre espresso le mie opinioni "estreme" in merito a tipologie di attività e tutela delle grotte. Forse questo dava fastidio, ma d'altra parte ho sempre rispettato il prossimo e la sua fantomatica libertà di agire. Il viceversa, da alcuni anni, è sempre mancato. Nonostante la già citata piena disponibilità ad "accogliere in casa" chiunque, invidie e sotterfugi iniziavano a prendere forma, i tentativi di privare il magazzino dei materiali del suo significato erano sempre più frequenti, fin quando non si è sfociati in aperta battaglia con un solo obiettivo: tentare di eliminare il sottoscritto.
La Sezione, dal canto suo, non ha dimostrato particolare interesse a cercare di risolvere le questioni. Avrei voluto e avevo ben iniziato a darmi da fare per ricominciare a svolgere Corsi di Introduzione alla Speleologia omologati CAI e non dei miseri "non-corsi" approvati (seppur a mezza bocca) così, tanto per fare cassa. La formula delle "giornate di avvicinamento alla speleologia" riempiva le bocche e rendeva banale ciò che per decenni il CAI Centrale aveva "inspiegabilmente" reso così complicato: perché perdere anni a costituire una Scuola sezionale di Speleologia quando si poteva benissimo aggirare l'ostacolo inventandosi istruttori?? E proprio questo era (ed è) il punto: INVENTANDOSI. Persone che a malapena sapevano badare a sé stesse nel mondo ipogeo pretendevano di poter insegnare ai neofiti ciò che esse stesse avevano ancora bisogno di imparare. L'assurdo nell'assurdo. Ipocrisia pura. Un'insensata perdita di tempo (e alla lunga, di immagine). Per cercare di cambiare rotta, io e mia sorella ci eravamo dati da fare e avevamo conseguito il titolo di Istruttore Sezionale di Speleologia; l'estate scorsa avevo partecipato perfino al 20° Corso Propedeutico Abilitante all'Esame di Istruttore di Speleologia CAI, mancava solo l'ultimo passo che avrei compiuto questa estate. Tutto questo dopo aver "perso" tanto del mio tempo e quello di chi più mi sta ed è sempre stato vicino per imparare -senza purtroppo insegnanti, visto che non ne avevamo- tutte le tecniche e le manovre richieste a tali esami.
Quel che è prevalso è che nella nostra (... ora non più!) Sezione CAI non ci sono regole, una forma distorta di anarchia o meglio quel che chi non è un anarchico crede sia l'Anarchia, e non è un bel messaggio. La completa ipocrisia e le offese gratuite da parte di persone false e arriviste pervadevano ogni serata. Le riunioni venivano studiate a tavolino, sembrava di essere al teatro dove ogni attore aveva la sua parte e i suoi tempi, a volte ho avuto pure la sensazione che ci si desse il La l'uno con l'altro. Da parte mia avrei pure convissuto tranquillamente con tali individui ("non ragioniam di lor, ma guarda e passa") perché penso che non siamo tutti uguali e che la cosa più importante sia il rispetto, ma dall'altra parte della barricata la si vedeva diversamente. Una sera a fine giugno 2015, tra ingiurie varie verso il sito web da me realizzato (... fantastico l'attuale!!...) e tanto altro mi è stato intimato di andarmene, così, giusto perché la mia presenza dava fastidio. Ostracismo vero e proprio. Alla lunga questo mi ha fatto molto male: sentire parole del genere proferite da persone che se non avessi invitato a iscriversi e a fare attività con il CAI probabilmente non gli sarebbe passato nemmeno dall'anticamera del cervello. Si chiama gratitudine, penso. Vedere il Consiglio Direttivo -di cui facevo parte da tre anni- insensibile a queste problematiche, nonostante se ne parlasse, ha fatto il resto. Un Direttivo che dimostrava anche di non essere minimamente interessato ad avere Istruttori di Speleologia in Sezione, visto che a ben tre richieste (una verbale e due, come consigliato, scritte, la seconda delle quali a tutti i tre indirizzi e-mail sezionali) di rimborso spese per la partecipazione al Corso Propedeutico e al successivo Esame - tali risarcimenti sono costantemente percepiti ogni anno da altre categorie di istruttori e accompagnatori, anche di gruppi palesemente falliti - non ho avuto l'onore di ricevere il benché minimo cenno di risposta. La logica conseguenza appariva essere un vero e proprio auto-esilio, volontario e forzato allo stesso tempo. E la Damnatio Memoriae nei miei confronti, da parte di chi è restato.
Il dispiacere è molto, uno dei più forti mai provati: un'altra parte di me che se ne va inesorabilmente, come tante in questi ultimi anni.
D'altra parte, però, sento di star meglio.
Si va avanti.
Bisogna!
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