mercoledì 24 febbraio 2010

LA POSIZIONE DEL CAI

Riporto qui per conoscenza la posizione del CAI in merito alle recenti tragedie di montagna apparse su tutti i giornali, sulle quali il Governo si è espresso in maniera un po' troppo frettolosa come per (ma questo è un mio parere) dimostrare che quando c'è bisogno di agire in fretta siamo pronti. Mi sembra una maniera un po' demagogica di risolvere i problemi... Quella del CAI è un'opinione che personalmente condivido e che pertanto invito a leggere (per una volta che apprezzo le idee del CAI...)



GLI APPASSIONATI DELLA MONTAGNA NON SONO DEGLI IRRESPONSABILI. NON LASCIAMOCI PRENDERE DALL'EMOTIVITA'.

Comunicato stampa emesso dall'ufficio stampa CAI Centrale l'8 febbraio 2010.

In merito alla presentazione di un emendamento del Governo al Decreto legge sulle emergenze in discussione al Senato, il Presidente generale del Club Alpino Italiano, Annibale Salsa dichiara: "La montagna è uno spazio di libertà e non di coercizione, come tale comporta un elevato senso di responsabilità e abbisogna di conoscenza e competenza. Tutto ciò non può portare ad una regolamentazione totale della frequentazione perché questo comporterebbe uccidere la libertà di accesso che è uno dei capisaldi dell'alpinismo e della frequentazione della montagna. L'irresponsabilità di alcuni non può essere pagata da tutti gli altri. La sicurezza in montagna - prosegue Salsa - non aumenta con le sanzioni o con il carcere per chi provoca valanghe, ma solo attraverso il lavoro di formazione, prevenzione, informazione svolto con l'ausilio del CAI, delle Guide alpine, del Soccorso alpino e speleologico e dei professionisti e degli abitanti della montagna. Ciò non significa essere aprioristicamente contrari a norme per il miglioramento della sicurezza in montagna, ma per la loro stesura non si può prescindere dal coinvolgimento del CAI, del Soccorso Alpino e Speleologico, delle Guide alpine e a quanti vivono e operano in montagna."

Il Presidente generale del CAI sottolinea inoltre che "Il CAI e il mondo della montagna non possono accettare una norma che, forse dettata dall'emozione, costringe a casa alpinisti, sciatori ed escursionisti, e che porta una militarizzazione delle Terre Alte. Anche l'anno scorso, sempre sull'onda dell'emotività dovuta anche in quel caso a vittime di valanghe, qualcuno aveva proposto l'istituzione di un fantomatico patentino che abilitava ad andare in montagna individuando il CAI come ente preposto a rilasciarlo, e prefigurando l'impiego delle forze dell'ordine per controllare gli accessi. Anche allora - conclude Salsa - abbiamo espresso la nostra contrarietà a qualsiasi patentino - che non rientra in alcun modo nella filosofia e nella missione del Club Alpino Italiano - e a ogni tentativo di limitazione, sanzione eccessiva, militarizzazione della montagna."

Ufficio Stampa CAI Centrale

Presidente Generale del Club Alpino Italiano

Fonte: MondoCAI newsletter

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